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I cataloghi librari: un tesoro in via d’estinzione

I cataloghi librari: un tesoro in via d’estinzione

Nei numerosi articoli e argomenti che abbiamo trattato fino ad ora nella nostra rubrica abbiamo trattato gli argomenti più vari e diversi ma per questo nostro appuntamento abbiamo scelto una tipologia di materiale a noi molto cara e cioè i cataloghi librari. La nostra biblioteca conserva infatti un consistente fondo librario sulla storia del libro e le discipline ad esso connesse, tra cui il collezionismo e il commercio librario con le notevoli collezioni di cataloghi. Si tratta di un argomento specialistico e settoriale ma approfondendolo ci rendiamo conto che in realtà è un mondo affascinante e utile per conoscere meglio la storia dei libri e dei librai.
Sfogliando alcuni dei cataloghi di vendita leggiamo tutta una serie di dati che a primo impatto possono sembrare solo un elenco di informazioni di cui non se ne comprende bene l’utilità ma che in realtà, al di là della loro finalità commerciale, sono fondamentali per consentire la diffusione e la circolazione di dati bibliografici necessari non solo a bibliofili e collezionisti per le loro specifiche esigenze ma anche a studiosi o semplici lettori. Uno strumento bibliografico che attraverso le informazioni contenute e organizzate (autori, edizioni, prezzi di vendita, ecc.) rappresenta un fondamentale testimone del movimento e della storia dei numerosi e importanti libri in catalogo.

       

Procediamo però con ordine e, prima di parlare delle sue finalità, è di fondamentale importanza capire cos’è un catalogo librario. Luca Montagner, in Viaggio di libri. Il contributo dell’antiquariato Hoepli nella prima metà del Novecento, Campofilone, Biblioteca Titta Bernardini, 2019, ci dice che: «Il catalogo d’antiquariato è un oggetto decisamente curioso: a seconda dell’approccio di lettura con cui ci si avvicina, esso trasmette determinate informazioni. C’è chi, come il collezionista, al suo interno ricerca informazioni su un determinato esemplare che intende comprare; o chi, come lo studioso, lo utilizza come documento storico per motivi di ricerca scientifica; o ancora chi, come un semplice lettore, lo sfoglia ingenuamente per ammirare la bellezza delle ricche illustrazioni».
Proprio l’aspetto estetico presente in questi volumi ci fa comprendere come in questi oggetti possano essere apprezzati e utilizzati da tutti anche se, ovviamente, con finalità a volte completamente diverse. Guardiamo ad esempio i cataloghi della Libreria antiquaria Hoepli, di cui la Biblioteca conserva tutti gli esemplari a partire dal 1922, anno di pubblicazione del primo catalogo, fino al 1953 e che rappresentano i più bei volumi che la storia dell’antiquariato italiano del secolo scorso abbia conosciuto. Solo leggere il titolo del primo catalogo ci fa percepire quanta ricchezza nascosta è contenuta in queste pubblicazioni: Cento libri preziosi. Manoscritti miniati, incunabuli, Libri figurati dei secoli XVI-XVII e XVIII, Esemplari unici. Descritti e illustrati da fac-simili in nero e colore. Oltre a tali volumi la Biblioteca conserva i cataloghi di altre 80 librerie antiquarie, d’occasione e studi bibliografici fino ai primi anni duemila.

       

Un aspetto importante, che è necessario sottolineare e nel quale forse è racchiusa la causa principale dello scarso interesse per i libri di questo tipo, risiede nel fatto che stiamo assistendo ad un rapido processo di digitalizzazione di questi mezzi. L’utilizzo sempre più massiccio delle banche dati informatiche ha come conseguenza che anche gli esperti del settore o gli studiosi privilegiano tali strumenti più veloci e facilmente fruibili. Un numero consistente di scaffali vengono svuotati e i cataloghi librari che essi contengono gettati via. È invece di fondamentale importanza recuperare tali testi, conservarli e proteggerli per impedire la scomparsa definitiva di una tradizione importante: l’immagine del libraio o del bibliofilo che, chiuso in biblioteca o in libreria, è intento a sfogliare le pagine dei cataloghi sta diventando sempre più rara e rischia di sparire per sempre.

Concludiamo questo breve approfondimento con le parole di Ugo Ojetti, scritte il 29 agosto 1922, a proposito dei cataloghi: «Nella tristezza d’oggi, non resta, ahimè, che la lettura dei cataloghi. Una volta era facile procurarsene, da ogni parte d’Italia e d’Europa. Adesso anche questo riesce difficile, chè perfino la stampa dei cataloghi s’è fatta cara e i librai non li mandano più ai clienti contemplativi. Pure qualcuno se ne riceve. E la gioia di leggerlo adesso è cento volte più intensa della gioia d’una volta, appunto per questa rarità di bei cataloghi e perchè ormai s’è rassegnati a non più comprare» [Ugo Ojetti (Tantalo), Cose viste: 1921-23, Milano, 1923].